venerdì 21 ottobre 2011

Domenica XXX Tempo Ordinario


Vangelo  Mt 22,34-40
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».





"Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti."


La legge e i profeti sono per Israele la Sacra Scrittura, Dio che si è rivelato nella storia di un popolo: costituendolo, liberandolo, guidandolo, correggendolo. In questi due comandamenti abbiamo cioè il compendio di una storia bimillenaria di presenza di Dio nelle vicende del suo popolo. Questo brano è quindi di capitale importanza per Israele, ma lo è anche per noi, nuovo popolo di Dio. 
La nostra vita per essere vissuta in pienezza ha bisogno di avere un centro, un fondamento, deve cioè attingere da un primato su cui poggiare.
Oggi viviamo in un contesto che spinge alla confusione, tante priorità che ci alienano. Il Vangelo di oggi ci fa scoprire che non possiamo uscire da questa situazione se non abbiamo il coraggio di rivolgerci al Maestro. 
Di fatto non troviamo in noi la risposta a questa esigenza, quella di avere un centro, ma la scopriamo fuori di noi: nella Parola che ci raggiunge. Se non siamo disposti ad accoglierla oggi, se non ci apriamo ad essa, rimaniamo chiusi in noi stessi, sbattuti qua e là da ogni "vento di dottrina". 
Allora oggi vogliamo con umiltà domandare al maestro qual'è il grande comandamento? Cioè qual'è il fondamento su cui poggiare la mia vita? Lui ci risponde!


“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.


Il primato di cui abbiamo bisogno nasce da una decisione che è nostra, ecco perché è un comandamento! 
L'uomo non può amare Dio con le sue forze, ed amarlo senza misura come Lui chiede!
Può farlo soltanto se si scopre amato da Dio, di un amore infinito e che precede ogni decisione umana. L'amore però non può imporsi, cioè questo amore che Dio ha deciso di rivolgerci ha bisogno di essere accolto e questo sollecita la nostra libertà. Del resto essa si esprime attraverso una scelta, quindi principalmente attraverso la nostra volontà. Ecco perché è un comandamento! 
La nostra libertà deve in definitiva accettare di farsi amare da Dio. 
Questo è il più grande dei comandamenti, perché esso è di capitale importanza: è questione di vita o di morte!
Ma Dio è infinito, eterno, Lui è il "tutto", ecco perché ci chiede di amarlo con "tutto" noi stessi. Si comprende allora perché Gesù aggiunga un secondo comandamento: 


“Amerai il tuo prossimo come te stesso”


Questo comandamento non ha in sé una sua "autonomia", ma è, come dice il Vangelo, simile al primo: cioè ad esso intimamente collegato. Allora vuol dire non soltanto che quando amiamo il prossimo come noi stessi in effetti amiamo Dio con tutto noi stessi, ma anche che la condizione perché questo si realizzi è dettata dallo scoprire nel volto dell'altro il volto di Dio che lo ha creato a sua immagine e somiglianza: l'altro è opera, e quindi appartiene al "tutto" di Dio.
L'amore per il prossimo allora non è filantropia, ma presuppone ed ha bisogno di un primato vero dato a Dio. Ha bisogno di una scelta che si concretizza nel permettere a Dio di amarci.
Capiamo allora perché Gesù si mise a lavare i piedi ai suoi discepoli nel contesto dell'ultima Cena: i discepoli prima di manifestare l'amore verso i fratelli nell'annunciare la Parola di Dio (e questo è il più grande gesto di carità che una persona può fare ad un fratello!) dovevano accogliere l'amore di Dio che si concretizzava nel Suo servizio, nel lavare i piedi appunto.