lunedì 28 novembre 2011

I Domenica Avvento 2011


Vangelo  Mc 13, 33-37
Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà.
 

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».






All'inizio dell'anno liturgico troviamo il tema della vigilanza, del vegliare. Atteggiamento che dobbiamo far nostro per vivere bene il tempo di Avvento cioè la preparazione al Natale. Questo era anche il tema che abbiamo trovato nelle ultime domeniche dell'anno liturgico precedente, per esempio nel brano delle 10 vergini, dove tutto era rivolto a prepararci alla solennità conclusiva dell'anno, quella di Cristo re dell'universo. Sembra allora che lo stesso calendario liturgico voglia dirci qualcosa: tu sarai pronto ad accogliere Cristo re dell'universo nella sua ultima e gloriosa venuta solo se lo riconoscerai, con la stessa attenzione, nella sua venuta quotidiana che è fondata sull'evento storico dell'incarnazione avvenuta 2000 anni fa e che ricordiamo nel Natale. Non per nulla il brano letto in questa domenica si inserisce anch'esso in un contesto di venuta finale del Cristo.

"Fate attenzione, vegliate".
Il brano letto sembra riassumersi in questi due imperativi che vengono giustapposti quasi come se descrivesse la stessa disposizione interiore che siamo invitati ad assumere. Con l'imperativo "fate attenzione" l'evangelista Marco sembra scandire tutto il capitolo 13. Lo si trova infatti qui per ben quattro volte su un totale di otto in tutto il Vangelo. Il termine originale greco più che con "fate attenzione" è da tradurre con "guardate". Per comprendere la portata di questo verbo è utile leggere Marco 8,18, che riporta la profezia di Geremia, dove si dice che Israele ha gli occhi ma non vede, ha le orecchie ma non sente. Sembra dunque che il "guardare" non sia mai isolato, ma generalmente sempre collegato, secondo la tradizione profetica, al tema dell'udire. Lo sfondo profetico di questo imperativo chiede allora non tanto di usare bene gli occhi, ma di coltivare un atteggiamento di ascolto che implichi anche un sapersi rivolge verso una direzione precisa, per poter sentire e vedere le cose che accadono. Ecco perché il termine è stato tradotto con "fate attenzione", proprio per indicare un atteggiamento più globale che investe la totalità della persona.

La piccola parabola che segue chiarisce ancora di più il concetto. Si parla di un padrone di casa che ha dato il potere ai suoi servi: si descrive cioè una relazione particolare che per esistere ha bisogno di essere riconosciuta. Cioè il servo deve essere consapevole di avere un padrone che è "come un uomo che è partito" cioè la sua presenza è nel contempo anche assenza. Naturalmente i termini della parabola sono chiari: questo "padrone della casa" è Dio stesso e il servo è l'uomo. Da alcuni secoli nella nostra cultura si è sempre di più affermato l'uomo come centro dell'universo, padrone assoluto. Questo è per noi una difficoltà, rischia di illudere e di ingannare: l'uomo non è il padrone. E questo è anche il dato più ragionevole: l'uomo non può aggiungere un solo secondo alla propria vita, cioè non ha in sé la vita, non ne è padrone.
I "servi" non sono schiavi, hanno ricevuto dal padrone di casa una grande dignità: hanno la casa stessa e il potere su di essa. A ciascuno è stato dato un compito, quindi non hanno ricevuto soltanto, ma questo ricevere implica una responsabilità. Tutto sembra cioè fondato su una relazione interpersonale tra il servo e il padrone della casa, tra Dio e l'uomo. Ecco perché l'ascolto è una dimensione fondamentale, perché ascoltare vuol dire rapporto a due, relazione, incontro d'amore. Ma per fare tutto questo devi scoprire questa realtà e la devi accettare. Devi scoprire che Dio si manifesta nei segni deboli, piccoli quali sono i Sacramenti. Solo se saprai scorgerlo lì, solo se saprai scorgerlo nella grotta, bambino bisognoso di tutto, solo allora sarà Natale, solo allora lo potrai accogliere nel suo avvento glorioso finale. Dio ci dà ancora tempo, possiamo cambiare, possiamo crescere nello sguardo che sa cogliere la sua presenza nella sua apparente assenza.
È tempo di Avvento: vegliate!