lunedì 12 dicembre 2011

III Domenica Avvento 2011


Vangelo  Gv 1, 6-8. 19-28
In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.
 

Dal vangelo secondo Giovanni
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». 
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.


"Venne un uomo mandato da Dio".
Tutto parte da lì, Dio vuole entrare nel mondo attraverso degli uomini che lui stesso manda: questo vale anche per noi. 
La Chiesa ha ricevuto da Cristo stesso il mandato di andare ad ammaestrare le genti. Che importanza do all'insegnamento della Chiesa?

"Il suo nome era Giovanni".
Il nome indica una relazione personale e unica tra lui e colui "che manda". Così anche noi nel Battesimo siamo entrati in intimità con Dio.

"Venne come testimone per dare testimonianza alla luce".
Giovanni non indica se stesso, ma qualcun'altro. Il suo venire ha un fine preciso: l'essere testimone di questa realtà. Tale è colui che ha visto qualcosa e lo riferisce. Giovanni ne è consapevole e paragona ciò che ha incontrato all'esperienza umana della luce. Solo partendo da essa è possibile rendersi conto della situazione precedente, che evidentemente era di buio. Attraverso questa luce si vedono cose di cui non ci si poteva accorgere prima.
Anche noi come cristiani siamo chiamati alla testimonianza. Il percorso che fa Giovanni battista dovrebbe allora essere il nostro: all'ultimo c'è la testimonianza, ma prima l'essere chiamati per nome, l'essere mandati, e all'inizio c'è l'esperienza della luce che illumina la propria vita e le realtà che ci circondano: in definitiva c'è l'incontro con Dio.
Nel contesto di oggi, dove tutto è rivolto all'azione e alle opere, rischiamo di perdere questa sorgente che è l'unica che possa dare senso e credibilità alla testimonianza.

"Perché tutti credessero per mezzo di lui".
Ecco il fine della testimonianza, dall'annuncio si genera la fede.

"In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete".
Giovanni con la sua esperienza può fare questa affermazione.
In mezzo a noi sta il Signore, ma noi lo conosciamo? 
Lui è nei Sacramenti: vedi come poco lo conosciamo? Spesso li disertiamo o con una scarsa frequenza o con una scarsa fede!

Da Gerusalemme andarono sacerdoti e leviti per interrogarlo: vanno dietro alle varie "voci", Giovanni battista ne è una tra tante. 
Questo è anche il nostro contesto: ci sono tante "voci" intorno a noi, e l'uomo spesso si lascia ammaliare da esse. C'è però una "voce" diversa dalle altre perché ha la capacità in sé di rispondere a tutte le domande dell'uomo. Non si distingue per il suo essere "voce", ma per il contenuto. È la "voce/Persona", che bussa alla porta del nostro cuore, che genera in coloro che si aprono l'incontro, e quindi la conoscenza come rapporto di intimità.
Dio si è voluto servire dell'uomo per comunicarsi, ha voluto scegliere la debolezza e la fragilità umana, non la potenza. Ha voluto manifestare, anche in questa modalità, lo "scandalo della croce". Non sono i mezzi che fanno arrivare l'annuncio, ma è in sé la potenza del suo contenuto, ovvero della Parola. Ecco perché prima di tutto non dobbiamo puntare sui mezzi, ma sul contenuto che diamo.
La Parola è oggi da noi annunciata? E questo annuncio in che cosa consiste?
Stiamo vivendo oggi un tempo di crisi che ha interessato, nella sua ultima espressione, l'ambito economico: in questo contesto siamo chiamati a riscoprire l'essenza della testimonianza che siamo chiamati a dare, spogliandola di tante sovrastrutture che hanno appesantito l'annuncio, quando non l'hanno travisato.

In Giovanni vediamo colui che vive della parola, tutta la sua esistenza è orientata a Gesù Cristo, ha lui come origine, come percorso, come fine. E il suo annuncio è sì verbale, ma contemporaneamente esistenziale. Si tratta allora di vedere se prima di tutto il Vangelo dà forma alla nostra vita, se lo leggiamo, se lo meditiamo, se accettiamo il suo giudizio, se da esso partiamo per un cambiamento di vita.